Valeria

Valeria D’Agostino

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Tra un articolo di diritto e una pagina di poesia.

Da sempre coltivo il sogno del raggiungimento della giustizia .Da qualche tempo inizio a credere che non può essere un giudice con l’applicazione della legge ad inculcarla. Uno strumento forse meno palpabile ma più efficace, più risolutivo, attraverso cui far passare messaggi di cambiamento, un mezzo educativo, che abitui all’allargamento delle coscienze, alla cultura della legalità, alla comunicazione e al confronto come arricchimento personale e sociale, può risiedere nell’arte, tutta.  Può risiedere nella poesia. Può risiedere nella bellezza. Che sia essa  ,la legge naturale, a vincere su ogni cosa.

E così osservo, catturo , a volte rubo sguardi e dettagli del mondo circostante, colori, gesti, soffi dell’anima.
E così scrivo, un po’ meno con l’età del disincanto, tra un biglietto del bus all’università,  tra una veglia notturna , o al cospetto di un’alba.

Si scrive senza alcun perché. Si scrive cercandolo, nascondendolo, sapendolo. Si scrive per iniziare a conoscere, a conoscersi, per iniziare. Per dare tempo utile al tempo. Per accarezzarlo, morderlo, maltrattarlo, per regalare, sempre a lui, al tempo, curiosità. Per dare pienezza ai sentimenti. Si scrive per dare testimonianza all’anima di ciò che c’è di più profondo, di più bello e più brutto. Si scrive per fare del tempo un’esperienza consolidata. Un pacchetto, dunque, senza alcun fiocco, da aprire quando saremo pronti a ridere di noi e a sorprenderci di un fuoco d’artificio, in un sogno, in una notte.

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