Ilaria P.

Un corridoio con in fondo la luce, lì ho trascorso l’infanzia, come ora, un corridoio con in fondo la luce, lì mi sono nascosta. Un corridoio con in fondo la luce, ancora pensieri, ancora mia madre, ancora vedevo il muretto, io ferma a osservare bambini come ippopotami bruciati dal sole, ancora non comprendevo le grida, la felicità che provavano sbattendosi uno contro l’altro in quei giochi di lotta, ancora rimanevo distante a osservare nessuno. L’infanzia, droga potentissima, stato di grazia, un buco profondo è rimasto quando ti ho perso, un buco profondo in cui mi sono nascosta. Ricordo le bambole, il tappeto della mia camera, io che m’improvvisavo un’adulta, la cullavo, sgridavo, la legavo al mio collo, l’infanzia. L’infanzia ha un cuore piccolo così veloce, che scappa, è un volo continuo, continue prove rivolte verso l’azzurro, più in alto, slancio che non controlli, sempre in te, sempre altrove, sempre provare, mai fermarsi, sempre un corridoio con in fondo la luce. Madre mia, madre mai persa, se tu sapessi cosa ho sentito crescendo, diventavo un corridoio con in fondo la luce, un corridoio con in fondo il tuo viso, un corridoio con in fondo nessuno.

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